Embry «non capisci.» Mateo si abbassò e si sedette, ancora bisognoso di aiutarmi, come sempre. «Allora dimmelo tu. Spiegamelo come se fossi il tipo più idiota che tu abbia mai incontrato.» Non posso. Non lo avevo mai detto a nessuno. Né al giudice né alla giuria o lavvocato che mi aveva liquidato ancora prima di incontrarmi. Eppure, mentre annegavo nellaffetto di Mateo, in un amore che non avevo fatto nulla per meritare, pronunciai quelle parole. Parole orribili. Parole oscure. Più oscure del peccato. Anche più dellanima travagliata di Mateo. Pensavo che quelle parole mi avrebbero distrutto. Che avrebbero frantumato noi. Eppure, il demone che provò a travolgerci non mi apparteneva, era di Mateo, e non mi sarei mai aspettato che luomo a cui avevo affidato il mio cuore fragile fosse uno sconosciuto dallanimo spezzato, ancora più di quello che le ferite mostravano.