"I Malavoglia" furono acoli al loro apparire, nel 1881, dall'indifferenza del pubblico e, salvo rare eccezioni, dall'ottusa diffidenza della critica. Negli anni seguenti, tuttavia, il romanzo si andò gradualmente affermando come uno dei capolavori della nostra letteratura e il suo autore come uno scrittore di prima grandezza. Nel 1920, poi, il volume di Luigi Russo dedicato a Verga poneva l'opera del siciliano accanto a quella del Manzoni, mentre si affermava sempre più la convinzione che I Malavoglia constituissero, insieme con I Promessi Sposi, il maggiore contributo italiano alla grande stagione del romanzo europeo. E oggi, mentre si dissolve la leggenda del "primitivismo" verghiano, si afferma l'immagine di un Verga creatore di miti, o meflio di anti-miti: perché nella storia della mente la fine di una civiltà che si fondava sulla figura del patriarca e trovava il proprio cimbolo in poche cose semplici, come la "casa del nespolo", la barca della Provvidenza, le viuzze di Aci Trezza, i proverbi del vecchio padron 'Ntoni: immagini umili ma ricche di una rude poesia, cariche di una saggezza antica.